Cerca
Close this search box.

IL BOSCO DEL VIGNOLO

L'OASI

Il Bosco del Vignolo è una preziosa area naturale tutelata e circondata dalle risaie, istituita ufficialmente nel giugno del 1998 come Oasi LIPU Bosco del Vignolo grazie ad una convenzione tra il Parco della Valle del Ticino, il Comune di Garlasco e l’Associazione di tutela ambientale. Inizialmente, l’area protetta era di soli sette ettari, ma grazie all’acquisto continuo di terreni privati da parte dellle amministrazioni pubbliche, Parco e Comune, la superficie è stata ampliata fino a superare i 25 ettari. Nel 2023 anche la Lipu, grazie a un’importante donazione, ha acquisito un ettaro di terreno, facendolo rientrare nell’oasi tutelata.

Nonostante la zona sia stata soggetta a forte impatto antropico fin dai tempi dei romani, il Bosco del Vignolo conserva preziosità naturalistiche inaspettate, che giustificano la volontà di tutelare l’intera area. Tra le sue bellezze naturali, spiccano lo splendido ontaneto e il querceto, le risorgive e i numerosi fontanili, gli stagni e le zone aperte.

L’area del Vignolo si trova a cavallo del terrazzamento naturale della Valle del Ticino, che delimita lo strato più antico da quello più recente. Attualmente, il fiume Ticino scorre a circa cinque chilometri in direzione Nord-Est. La tutela di questa zona è quindi importante non solo per la conservazione delle sue bellezze naturali, ma anche per la sua importanza geologica e storica.

LA STORIA

La zona del Vignolo è stata utilizzata dall’uomo fin da tempi molto antichi. Nell’area dove ora sorge l’Oasi esisteva una vasta necropoli gallica, cui fece seguito uno stanziamento romano.

Nel 218 a.C., nel contesto della seconda guerra punica, ebbe luogo la Battaglia del Ticino che vide contrapposti l’esercito cartaginese, comandato da Annibale, e l’esercito romano, guidato da Cornelio Scipione. Dalle descrizioni dello storico Tito Livio sembra che l’esercito romano possa essersi accampato nella zona del Vignolo, lungo una costa o un terrazzo ancora oggi presente nell’area.

Nel medioevo Garlasco – e di conseguenza anche l’area del Vignolo – fu al centro dello scontro tra le città di Milano e Pavia, passando ripetutamente di mano tra le due potenti città in guerra. Nel 1215 i Milanesi devastarono Garlasco e dintorni, e si ripeterono nel 1236 punendo i Pavesi che si erano distaccati dalla Lega Lombarda. Alla fine del XIII secolo, Garlasco, ormai fortificato, resistette alla furia milanese, che non riuscendo ad impadronirsene, diede fuoco ai boschi e alle campagne più vicine. Nel XIV secolo, Garlasco rimase per decenni in mano a Pavia, ma nel 1359 capitolò e ritornò ai Milanesi. Nel corso della metà del XV secolo, gli Sforza investirono la famiglia Castiglioni del feudo di Garlasco, che rimarrà in loro possesso fino al 1797.

Nella primavera del 1655 il regno di Francia, alleato con i ducati di Savoia e di Modena, mosse guerra agli Asburgo che dominavano la Lombardia. Il principe Tommaso di Savoia fece scendere il suo esercito verso Garlasco, accampandosi nelle sue campagne. È possibile che parte di quest’esercito di 22.000 uomini abbia sostato al Vignolo prima di assediare la città di Pavia.

Anche nel corso della prima guerra di indipendenza del 1848 la Lomellina e i suoi dintorni diventano nuovamente un aspro luogo di battaglia.

Nella seconda metà del XIX secolo, dopo l’Unità d’Italia, i terreni della Lomellina furono livellati in funzione delle esigenze agricole, si scavarono nuovi canali per migliorare la coltivazione del riso e molti boschi vennero abbattuti per aumentare la superficie coltivabile. L’area del Vignolo fu utilizzata principalmente per la produzione di uva: ampi vigneti si estendevano lungo la scarpata morfologica, all’interno dell’attuale area protetta. Da qui il nome della “Valle del Vignolo” e della attuale oasi protetta.

In seguito il Bosco del Vignolo subì un progressivo abbandono, lasciando che la natura seguisse e le vicende umane seguissero il loro corso. Fino alla metà degli anni Ottanta, nei pressi dell’ingresso dell’Oasi era presente una pista da motocross, che sfruttava i numerosi saliscendi del terrazzamento naturale. Oggi uno dei sentieri dell’Oasi ripercorre in buona parte la pista da motocross abbandonata.

LE STRUTTURE

Il Bosco del Vignolo mette a disposizione dei visitatori un accogliente Centro Visite all’entrata Nord dell’Oasi, che funge da centro logistico e punto di partenza per le iniziative nell’area naturale.

I sentieri interni sono tutti segnalati e facilmente percorribili, e nei punti più suggestivi sono posti pannelli informativi che forniscono informazioni sugli habitat, sulla flora e sulla fauna del Vignolo, consentendo una visione più completa e dettagliata dell’area.

Uno dei luoghi di interesse è il “Butterfly garden”, un giardino delle farfalle situato vicino al Centro Visite, utilizzato soprattutto a scopo didattico, che consente di osservare il variopinto mondo dei lepidotteri e le diverse fasi del loro ciclo di vita.

L’Oasi dispone anche di stagni didattici che aprono una finestra sul delicato mondo acquatico con i suoi abitanti e i suoi equilibri.

La tettoia presente nel retro del centro-visite infine garantisce l’area di sosta dell’Oasi utilizzabile sia per una pausa in mezzo alla natura, sia per pranzare dopo l’escursione.

GLI AMBIENTI E LA FLORA

L’Oasi Lipu Bosco del Vignolo è un luogo caratterizzato dalla varietà di ambienti e microambienti, che rendono la sua flora e fauna particolarmente ricche.

Il sentiero che si snoda dal Centro Visite percorre il terrazzamento naturale, il cui ambiente è stato modificato radicalmente dagli interventi antropici che hanno interessato il bosco mesofilo originario. La vegetazione arborea e arbustiva, infatti, è composta principalmente da specie alloctone, come la Robinia (Robinia pseudoacacia), il Sambuco (Sambucus nigra) e la Fitolacca americana (Phytolacca americana), che hanno soppiantato le specie spontanee. Negli anni, grazie alla fornitura di piante da parte del Parco del Ticino e al lavoro della Lipu, si sta riconvertendo il boschetto di Robinie in un comunità vegetale di specie autoctone dove spiccano, per la loro maestosità, alcuni esemplari di ciliegi selvatici.

Nel sottobosco sono frequenti il Sambuco nero (Sambucus nigra), il Biancospino (Crataegus monogyna), il Sanguinello (Cornus sanguinea) e la Berretta da prete (Euonymus europaeus).

Gli ambienti acquatici dell’Oasi, rappresentati dai fontanili, dai canali e dagli stagni, hanno un ruolo fondamentale per la sopravvivenza di una ricca fauna anfibia; i fontanili, cioè i corsi d’acqua che nascono dalle risorgive, sono anche molto importanti per l’attività agricola della zona posta all’interno della Valle del Ticino. L’Oasi è percorsa da numerosi canali le cui acque provengono da diverse teste di fontanile e da risorgive. Nel periodo più caldo dell’anno, parte della superficie dei canali e degli stagni è ricoperta dalla lenticchia d’acqua (Lemna sp. pl.) e dalla Vallisneria (Vallisneria spiralis). All’interno dei confini dell’Oasi, all’inizio della primavera, si possono ammirare, fra le altre, le fioriture di Scilla (Scilla bifolia), Sigillo di Salomone (Polygonatum sp. pl.) e Colombina (Corydalis cava); nella fresche e pulite acque dei fontanili, il Crescione d’acqua (Nasturtium officinale). Fra le specie vegetali che si trovano ai bordi di queste aree umide è particolarmente diffuso l’Equiseto (Equisetum telmateia), una pteridofita antichissima che predilige ambienti particolarmente umidi e arenosi.

L’ontaneto rappresenta la porzione orientale dell’Oasi ed è caratterizzato dalla presenza di un bosco ad Ontano nero (Alnus glutinosa) che si associa ad altre specie arboree, come Farnia (Quercus robur), Ciliegio selvatico e Pioppo nero (Populus nigra). Il sottobosco è condizionato fortemente dalla vicinanza della falda freatica e quindi dall’umidità del suolo. Infatti, dove la falda giunge in prossimità del piano campagna rendendo il terreno acquitrinoso dominano i giunchi, i carici e il Salicone (Salix cinerea); dove il suolo è relativamente più asciutto ecco che il Sanguinello (Cornus sanguinea), il Nocciolo (Corylus avellana) e la Frangola (Frangula alnus) conquistano spazio.

Prima dell’avvento dei Romani, la Pianura Padana era ricoperta da un’immensa foresta planiziale e da estese paludi. In seguito alle opere di bonifica e di disboscamento che hanno preceduto le centuriazioni, l’ambiente di pianura è stato profondamente modificato e dell’originaria foresta non ne rimangono che piccolissimi frammenti. L’ontaneto e il querceto dell’Oasi permettono di osservare due esempi di come doveva essere la foresta planiziale prima dell’intervento dell’uomo.

LA FAUNA

La fauna dell’Oasi è caratterizzata dagrande varietà di ambienti che  specie in modo differente in base alla loro ecologia.

ANFIBI

Gli anfibi sono particolarmente rappresentati, grazie ai quattro stagni permanenti e alle pozze sparse in mezzo ai boschi. Tra le specie più rappresentative ci sono la Rana verde, la Rana agile e la Rana di Lataste: quest’ultima in particolare merita particolare attenzione in quanto è un endemismo padano in pericolo di estinzione. Ci sono anche i Rospi smeraldini, nonché la Raganella, un piccolo anfibio arboricolo. Sono inoltre presenti due specie di Tritoni, il Tritone crestato e il Tritone punteggiato.

L’Oasi ospita anche il Pelobate fosco o Rospo della vanga (Pelobates fuscus insubricus), uno degli anfibi più rari in Italia. Assomiglia vagamente ad un piccolo rospo ma, diversamente da quest’ultimo, possiede pupille verticali e sulla zampa posteriore presenta un tubercolo corneo chiamato “vanga”. Le sue abitudini sono molto particolari in quanto usa questa “vanga” per sotterrarsi a 30-40 cm di profondità per superare i periodi più difficili. La reintroduzione di questa specie è stata realizzata con successo nel 1999 grazie ad un progetto gestito dall’Università degli Studi di Pavia in collaborazione con le Oasi LIPU Bosco Negri e Bosco del Vignolo.

RETTILI

Durante un’escursione all’interno dell’Oasi del Vignolo, è possibile imbattersi in serpenti che si muovono lungo una siepe o lucertole che si riscaldano sopra un sasso o su un tronco d’albero. Il più facile incontro da fare, a parte la lucertola muraiola (Podarcis muralis), è con la biscia, la natrice dal collare (Natrix natrix), riconoscibile per il “collarino” bianco dietro la testa. Questo serpente vive in zone umide e si nutre principalmente di anfibi.

All’interno del bosco o ai suoi margini, è possibile avvistare il bellissimo e aggraziato Saettone o Colubro di Esculapio (Zamenis longissimus), un serpente arboricolo della famiglia dei Colubridi che, grazie al notevole margine libero delle squame ventrali, è in grado di arrampicarsi sugli alberi e sui cespugli con grande facilità.

Nelle zone più aperte, dove la vegetazione non proietta molta ombra, è possibile avvistare il Biacco (Hierophis viridiflavus), chiamato localmente “milò”. Se catturato, questo serpente può mordere ed è molto combattivo.

Nelle aree più calde,nelle radure o all’interno dei cespugli, si può vedere il Ramarro (Lacerta bilineata), facilmente riconoscibile grazie al suo verde brillante. Questa lucertola è molto territoriale durante il periodo degli accoppiamenti e si nutre non solo di piccoli e grandi insetti, ma anche di uova di uccelli. 

Poiché i rettili sono animali a sangue freddo, la loro attività è fortemente condizionata dalla temperatura ambientale. Pertanto, è più facile osservarli durante la primavera, quando si può assistere alla loro irrequieta attività amorosa, in estate e nel primissimo autunno, quando cercano gli ultimi tepori prima della latenza invernale.

UCCELLI

Nell’area del Bosco del Vignolo, si possono avvistare numerose specie di uccelli che nidificano, svernano o sono solo di passaggio migratorio. Durante tutto l’anno, è possibile udire  la risata del Picchio verde e il tambureggiare del Picchio rosso maggiore. Ultimo arrivato, dal 2020 nidifica anche una coppia di picchi neri (Dryocopus martius), il più grande fra i picchi. Anche i meno esperti possono riconoscere il loro volo ondulato e i buchi che producono sui tronchi alla ricerca di larve o altri insetti xilofagi. La Ghiandaia, con la sua vivace colorazione e il suo “gracchiare”, è facilmente riconoscibile come nessun altro corvide. Durante l’autunno, nasconde in decine di nascondigli molte ghiande per assicurarsi il cibo anche durante l’inverno. Gran parte delle ghiande nascoste viene ritrovata ma una piccola parte viene dimenticata e permette di rinnovare il querceto germogliando in primavera.

 

Durante l’inverno, è possibile ammirare il mirabile volo dell’Albanella reale che sorvola a bassa quota le zone più aperte, oppure osservare un gruppo familiare di Codibugnoli che passa di ramo in ramo. Presenti anche nel resto dell’anno, questi uccelli dalla lunga coda formano stormi misti ad alcune cince nel corso dei mesi autunnali ed invernali. Il Martin pescatore, simbolo dell’Oasi, nidifica regolarmente lungo il terrazzo fluviale. Nel corso di una passeggiata, è possibile scorgere un lampo azzurro seguito da un acuto e penetrante fischio ripetuto due o tre volte, indicativo del passaggio del Martin pescatore.

La Poiana nidifica in prossimità dell’Oasi, e non è raro osservarla mentre caccia sorvolando il Vignolo. In alcune fortunate occasioni, si possono ammirare gruppi costituiti da tre o quattro Poiane insieme. Ma è nei mesi invernali che è possibile ammirare con più facilità questo mirabile rapace, appollaiato sui pali o in volo planato, magari infastidito da alcune cornacchie, che setaccia con la sua vista il terreno alla ricerca di una preda. Alla fine di aprile arriva, seguendo le sue prede dall’Africa, il Lodolaio. Questo piccolo falco cattura libellule o altri insetti, ma anche piccoli uccelli che divora in volo. Elegante e dal rapido volo, riparte verso sud verso la fine di settembre.

L’Allocco, gran cacciatore di roditori, nidifica regolarmente in una cassetta nido posizionata dai volontari della Lipu all’interno, ed è presente tutto l’anno. Prettamente notturno, manifesta la sua presenza con il noto canto. Dall’Africa subsahariana giunge ogni anno anche l’Upupa, simbolo della Lipu. Nidificante in cavità all’interno dell’Oasi, ha nel suo canto primaverile, nella cresta erettile e nel becco lungo e ricurvo i suoi tratti più distintivi. In primavera, l’Oasi del Vignolo è pervasa dal canto inconfondibile del Cuculo (Cuculus canorus). Ma non solo: nelle risaie confinanti, gli appassionati di birdwatching possono avvistare numerose specie di aironi. Il più comune è l’Airone cenerino (Ardea cinerea), agile cacciatore di rane e piccole serpi sul bordo dei canali o nelle risaie allagate. Le Garzette (Egretta garzetta), con la loro candida eleganza, sono facili da avvistare. La Nitticora, che predilige il crepuscolo, può essere osservata anche di giorno quando deve nutrire i pulcini al nido, mentre si nutre tra le risaie o ai margini degli stagni. Con il tramonto, questa specie emette un caratteristico grido gutturale e si avvia alla caccia, mentre gli altri aironi si dirigono verso i loro dormitori notturni.

MAMMIFERI

I mammiferi, solitamente notturni e riservati, lasciano però numerosi segni della loro presenza. La Volpe (Vulpes vulpes) è facilmente riconoscibile dalle sue impronte e dalle fatte che lascia ben in vista in punti strategici del suo territorio, così come le spiumate che lascia in mezzo al sentiero dopo essersi sfamata. Il Tasso (Meles meles) è un altro abitante dell’Oasi, come dimostra la complessa tana con numerose entrate e uscite e le caratteristiche “latrine” poste in prossimità. La Faina, la Martora e la rara Puzzola, mustelidi molto elusivi, si fanno notare con le loro piccole fatte scure e allungate che lasciano lungo il loro passaggio, mentre il Riccio (Erinaceus europaeus) si può incontrare anche durante le escursioni diurne con il suo passo lento ma deciso. Le cassette nido dell’Oasi non sono utilizzate solo da uccelli, ma sono scelte come dormitorio anche dai Ghiri (Glis glis) e da qualche Moscardino (Muscardinus avellanarius). La Nutria (Myocastor coypus), una specie originaria dell’America meridionale e importata in Europa nel XX secolo, trova nelle tante rogge del Vignolo un habitat ideale per vivere e nutrirsi.

Skip to content